Lugano, l’analisi post-Malmö: la costanza è di nuovo mancata, a un primo tempo pallido è seguita una ripresa all’attacco

scritto da Claudio Paronitti

Il Lugano torna a mani vuote da Malmö e subisce la seconda sconfitta nel Gruppo B di UEFA Europa League. Nonostante il kappaò, i bianconeri possono rallegrarsi per una seconda frazione dominata e che avrebbe meritato miglior sorte dell’unico punto firmato da Alexander Gerndt

La costanza non è un aspetto che il gruppo ticinese propone nell’arco di una partita. Questa stagione ciò è appurato. Purtroppo, viene da dire, perché non concedere nemmeno un tiro in porta agli svedesi nei secondi quarantacinque minuti non è un fattore da sottovalutare. La sfida è stata persa nella prima parte, dove un ingenuo Linus Obexer commette un fallo da rigore e Fabio Daprelà non marca stretto Guillermo Molins in occasione del raddoppio. Sono dettagli, ma è proprio sui dettagli che viene decisa la formazione che, al triplice fischio finale, sorride per aver conseguito un successo. È su questo che mister Fabio Celestini e i suoi protetti hanno l’obbligo di continuare a lavorare.

Il rovescio della medaglia risiede nella nuova battuta d’arresto. D’accordo, su suolo continentale è decisamente più accettabile che in campionato, ma non riuscire a tornare a casa con almeno un punto dalla lunga trasferta in terra nordica fa male. Per come si era messa la partita e per come erano rientrati dagli spogliatoi, Noam Baumann e compagni avrebbero dovuto avere più cattiveria. Soprattutto dopo aver dimezzato lo scarto. A parte una pressione molto più costante e un insediamento altrettanto perpetuo nella metà campo biancoblù, le vere opportunità da rete si spengono sul montante incredibilmente colpito da Eloge Yao. Un vero forcing finale non c’è tuttavia stato realmente. E così il Lugano è stato punito oltre i suoi demeriti. Ora, la testa dovrà essere rivolta al match di domenica con il San Gallo, un incontro che non può essere fallito.

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