Può finire in goleada, di misura, addirittura al 95′ a tempo ormai scaduto, su un gol viziato da un netto fuorigioco. O ancora, può essere deciso da chi fino a quel momento di gioie ne ha regalate poche, o dal giovanotto di turno che si ritrova il pallone in mezzo ai piedi a pochi passi dalla linea. Può finire in ogni modo, vero. Tanto, ugualmente, non c’è classifica che tenga, che canta, che conta.
Lo spirito, l’anima del derby è un’emozione unica: una carica sentimentale che straborda nel corpo di chi una maglia la sente come una seconda pelle. Lo intravedi negli occhi di tutti in giro per la città: grandi o piccini non fa differenza. Si parla solo di quello, si cerca di pensare ad altro, ma in fondo risulta impossibile. Chissa in quanti, questa sera, accosteranno la sedia alla scrivania premurosi di recarsi al Lido.
Benvengano i derby, quelli veri e genuini. Senza violenza, ma con sana ‘cattiveria agonistica’. Benvenga Locarno-Bellinzona: inno al Ticino (calcistico) che fu, scorgendo il futuro in attesa di palcoscenici passati.
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