FC Lugano, l’analisi post-Zurigo: la gemma di «Oli» vale il prezzo del biglietto, anche con una direzione «ai limiti dell’impossibile»

scritto da Claudio Paronitti

Anche la trentatreesima fatica di questa infinita stagione è andata in archivio, con il Lugano che ha vinto di misura contro lo Zurigo nel turno infrasettimanale del campionato di Raiffeisen Super League

I bianconeri si sono imposti sui tigurini grazie al gioiello di Olivier Custodio al minuto 36. La perla del centrocampista ha permesso ai padroni di casa di conquistare tre punti fondamentali in ottica-salvezza. Di riflesso, il sigillo di «Oli» ha avuto un peso specifico di notevole valore anche per un altro motivo particolare, che riguarda, per la quarta volta consecutiva, una direzione arbitrale approssimativa sotto diversi punti di vista.

Dopo alcuni importanti errori di valutazione a opera di Adrien Jaccottet (a Lucerna), Lionel Tschudi (contro il Thun) e Stefan Horisberger (a Sion), pensavamo di averle viste tutte. E invece, la serata di ieri ne ha mostrate di nuove e ha confermato la debolezza di una classe arbitrale che fatica enormemente a crescere e, anzi, sembra fare «il passo del gambero» ogni qualvolta scende sul terreno di gioco.

L’arbitraggio di Alessandro Dudić è stato ai «limiti dell’impossibile», in particolar modo nella prima frazione di gara, dove ha sventolato tre cartellini gialli ai sottocenerini (Jonathan Sabbatini, Sandi Lovrić e Eloge Yao) che, rivedendo attentamente le azioni al replay (anche se non ce n’era assolutamente bisogno, tanto sono stati evidenti gli errori commessi), non avrebbero dovuto essere estratti.

Dispiace doverci ripetere in ogni analisi post-partita, ma la serata di ieri non lascia adito ad alcun dubbio. Perché si può giocare contro un avversario più forte e che merita di vincere. Non lo si può invece fare se si è obbligati a confrontarsi non con undici, ma con qualche uomo in più per tutta la durata della gara.

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