Lugano, l’analisi post-San Gallo: tanti elementi caratteriali sono «venuti meno», urgono immediati correttivi

scritto da Claudio Paronitti

La terza sconfitta consecutiva in campionato ha aperto ancor di più una falla che a Lugano sembra non volersene andare: la cattiveria agonistica

Lo ha affermato per primo il capitano bianconero Jonathan Sabbatini, lo ha ribadito poco più tardi il tecnico Fabio Celestini. La rabbia, la cattiveria, la volontà di conquistare qualcosa di più piuttosto che adagiarsi sugli allori. Sono diversi gli aspetti sui quali occorrerà riflettere in maniera assai approfondita nelle prossime ore in riva al Ceresio. Senza la necessaria voglia di affermarsi si andrà incontro a una figura barbina dietro l’altra, esattamente come ha dichiarato il numero 14 sottocenerino.

È strano pensare che l’agonismo che i ragazzi mettono nelle sedute di allenamento giornaliere non si ripetano quando c’è da battagliare per i tre punti contro avversari alla portata e, obiettivamente, per nulla superiori per qualità e quantità ai ticinesi. E ieri, sul prato verde del Kybunpark che li vedrà protagonisti sul palcoscenico europeo, i dipendenti di Angelo Renzetti, presente come suo solito in tribuna a seguire i suoi protetti, non hanno mostrato quella fame di successo che contraddistingue normalmente una squadra intenzionata a «mangiarsi l’avversario».

Le riflessioni in quel di Cornaredo dovranno essere tali da far ripartire immediatamente la macchina bianconera. I correttivi sono da attuare da subito, perché il calcio non attende i ritardatari. Continuare a perdere punti nel modo in cui si sono scialacquati a San Gallo non fa bene all’ambiente. Dai giocatori fino ad arrivare ai tifosi servirà un’unità di intenti per far sì che questo nefasto periodo di insuccessi si trasformi molto presto in una serie positiva sotto tutti i profili.

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