FC Ascona, intervista alla bandiera biancoblù Fabio Giaccari: «Il bilancio intermedio è buono. Il nostro nuovo progetto si basa su…»

scritto da Claudio Paronitti
Fabio Giaccari

Fabio Giaccari

Il girone d’andata del Gruppo 3 di Seconda Lega Interregionale è andato agli archivi con l’Ascona ancora in «credito» di novanta minuti per via della sfida rinviata per maltempo a Zofingen e riprogrammata per il secondo weekend del prossimo mese di marzo

Considerando esclusivamente gli undici punti conquistati in quattordici partite, si potrebbe pensare a una prima fase stagionale deludente. E invece, dopo le difficoltà iniziali, la squadra si è ripresa alla grande, avvicinandosi sempre più alla fatidica linea rossa che separa chi vivrà un altro anno nel quinto livello del pallone rossocrociato e chi dovrà salutare tutti e tornare a giostrare all’interno del proprio Cantone.

A qualche giorno di distanza dall’ultima uscita ufficiale (il successo casalingo per 2:0 con il Kickers Lucerna), ci è stata data l’occasione di intervistare Fabio Giaccari, l’esperto difensore centrale – punto fisso dello scacchiere verbanese – entrato da quest’anno nel Comitato dell’FC Ascona. Ecco, di seguito, le interessanti dichiarazioni rilasciateci dalla bandiera biancoblù.

Innanzitutto, vorrei chiederti quali sensazioni avete avuto nelle prime settimane della corrente stagione e come avete vissuto l’avvicinamento in panchina, poi rivelatosi una mossa azzeccata, da Gabriele Censi a Kazik Nicolò…

«Partiamo dalla preparazione, che è andata molto bene nonostante abbiamo cambiato quasi tutta la squadra e siamo rimasti solamente io, mio fratello Luca, Ivan Ćalić, Giuliano Cavalli e pochi altri. È rimasto il pilastro del gruppo, ma abbiamo perso tanti giocatori fondamentali, come Robert Bandir (trasferitosi a Lugano per lavoro), Davide Ramponi (il cui contributo da esterno nello scorso girone di ritorno è stato “devastante”) e tanti altri. Ci siamo rifatti un po’ il look, cercando di inserire in rosa giovani del posto in modo da poterli valorizzare e di lanciarli in una categoria che si avvicina alle sensazioni da calciatore professionista, in special modo per via delle trasferte Oltre Gottardo, per il livello più alto e il diverso metodo di lavoro. Il nostro progetto è riuscire a portare i giovani a vivere quest’atmosfera.

Tornando allo specifico della domanda, siamo partiti bene con le due amichevoli di agosto contro Team Ticino e Malcantone, risultate di buon auspicio per l’inizio del campionato. Eppure, malgrado ciò, nelle prime quattro partite abbiamo incassato tredici reti segnandone una sola. Ovviamente, quando c’è un avvio del genere, il primo che paga le conseguenze è il tecnico. Io penso che Gabriele Censi abbia lavorato in modo professionale fino all’ultimo. Come accade con ogni mister, poi, si possono discutere le varie scelte fatte e non.

Il nostro nuovo condottiero, Kazik Nicolò, è entrato in squadra con una mentalità vincente nonostante fossimo ultra-ultimi e fermi a zero. Prima di prendere in mano le redini del gruppo, è venuto a vederci giostrare a Gambarogno e ha notato che le potenzialità per salvarci ci sono. Quando arrivi da un periodo buio, dove ti gira tutto male, occorre un cambio di mentalità. A tal proposito, mi ricordo la trasferta a Goldau (una delle migliori partite del girone d’andata), dove ci siamo inchinati agli svittesi con due errori difensivi. Dal suo arrivo ci sono stati degli accorgimenti tattici, ci ha reso più compatti. A oggi, il resoconto è ottimo. Abbiamo ottenuto 11 punti, dovendo recuperare ancora un match (lo scontro diretto con lo Zofingen, un avversario più che abbordabile). Dovessimo ottenere la posta piena, la linea rossa sarebbe ancor più vicina».

Ora che la prima parte della stagione è andata agli archivi (in realtà manca ancora la sfida di Zofingen che verrà però recuperata solamente a marzo 2024), quale bilancio intermedio si può stilare?

«Il bilancio intermedio è buono. Da come siamo partiti, sinceramente, lo ritengo più che buono. Dopo sette partite e zero punti, ci siamo ripresi portando il bottino a quota undici con ancora novanta minuti da recuperare. Sin dall’inizio sapevamo che questo campionato sarebbe stato complicato per diversi motivi: le quattro retrocessioni al termine dell’esercizio, le tante novità in squadra (allenatore, giocatori e Comitato). Eravamo coscienti del fatto che sarebbe stato l’anno del “rinnovo” e della transizione. C’era bisogno di stabilità, che ci ha portato Kazik Nicolò. Come dice sempre il mister, nel ritorno faremo di tutto e di più per conquistare la salvezza. Io sono fiducioso che riusciremmo a compiere questa piccola, grande impresa».

Dal punto di vista personale, come valuti la tua lunga esperienza al Comunale di Ascona?

«Da 1 a 100, la valuto a 100’000! Ad Ascona mi trovo benissimo. Sono arrivato qui grazie a un mio ex-allenatore, Victor Monteiro, del quale ho una stima infinita e che mi ha portato qui da Solduno in un periodo in cui la squadra giostrava in Seconda Lega Regionale. Si voleva puntare a riconquistare la promozione e abbiamo avviato la stagione con il mister Monteiro e altri giocatori (sempre provenienti dal Solduno). Ovviamente, all’inizio ho faticato un po’ ad assorbire la differenza di categoria.

Questo è il sesto anno che calco il terreno del Comunale e sono contentissimo. Ho trascorso una parentesi a Maggia dove non mi sono lasciato proprio bene. In quel periodo avevo lasciato l’Ascona pensando che il mio ciclo fosse finito. Avevo bisogno di cambiare aria e cercare nuove esperienze. I sei mesi trascorsi lì sono stati davvero positivi. Devo ringraziare i miei compagni di allora e lo staff tecnico che mi hanno fatto sentire importante e amato.

Sono tornato ad Ascona, perché a metà-fine febbraio sono stato richiamato da mio fratello Luca e da mister Maurizio Berriche. Mi avevano chiesto di tornare perché avevano necessità di un elemento difensivo. A Maggia, avevo dato la mia parola riguardo la permanenza (sino a fine stagione) e per questo mi sono lasciato un po’ male con loro. Il cuore mi ha detto di rientrare ad Ascona e dare una mano all’ottenimento della salvezza, raggiunta con tranquillità dopo un ottimo girone di ritorno.

In aggiunta, l’aspetto che conferma il mio attaccamento alla maglia è il fatto che quest’anno sono entrato a far parte del Comitato, che sta cercando di riavvicinare le persone all’ambiente relativo all’FC Ascona attraverso una spinta a venire a vederci e sostenerci. Stiamo cercando anche di risanare quello che è la struttura in generale. È un processo che necessita di tempo, non è immediato, ma piano piano credo che stiamo riuscendo nel nostro intento.

A livello calcistico, nell’anno della promozione (in cui siamo stati avvantaggiati dal fatto che è stato giocato il solo girone di ritorno), sono riuscito a fare un salto di qualità. Nonostante non abbia mai avuto grandi doti calcistiche e non sia mai stato talentuoso, grazie al lavoro, all’impegno e alla dedizione e al fatto di aver sempre ascoltato i consigli dell’allenatore, sono sempre riuscito a scendere in campo in una buona categoria come la Seconda Lega Interregionale. Vorrei essere d’esempio ai ragazzi più giovani che magari hanno più talento di altri e che però non lavorano abbastanza e non si dedicano anima e corpo a migliorarsi e a puntare a categorie più alte».

Passando ad aspetti più logistici, ci puoi raccontare nello specifico in cosa consiste il nuovo progetto del Comitato dell’FC Ascona?

«Quello che stiamo cercando di fare è creare una struttura solida come società, che magari negl ultimi anni è venuta a mancare, per poter garantire alla squadra la partecipazione alla Seconda Lega Interregionale. E poi, il nostro obiettivo è valorizzare i giovani della nostra zona, dove possono avvicinarsi a quelle emozioni che vivono i professionisti, considerando che c’è il viaggio in bus Oltralpe, ci si ritrova il sabato pomeriggio e, a dipendenza di dove si gioca, anche la mattina. C’è la trasferta, c’è il fatto di stare tutti assieme. Sono emozioni che a partire dalla Seconda Lega Interregionale si possono trovare.

È ovviamente un calcio regionale, ma il livello è alquanto buono. Vogliamo per questo essere un trampolino di lancio per i giovani della regione che intendono arrivare in altre categorie. Per riuscire a raggiungere l’obiettivo, lo scopo principale è giocare. Ad esempio, un giovane che arriva da Locarno o Bellinzona, giostra in una U18 e ambisce a una Promotion League o a livelli più alti, deve fare bene almeno un anno nella quinta categoria del pallone rossocrociato. Questo è il presupposto. Come detto, puntiamo a elementi del nostro territorio, in particolare di Ascona, Locarno e Minusio. Siamo coscienti che sono sempre meno i giocatori che sono “adibiti” al calcio. Gli ultimi anni ad Ascona, soprattutto con il vecchio Presidente, sono giunti tanti tesserati dall’Italia. Senza nulla togliere a loro, vogliamo diventare una società di riferimento del calcio regionale, in modo da poter accogliere i nostri giovani o ragazzi provenienti da Seconda o Terza Lega.

Oltre all’aspetto puramente calcistico, intendiamo creare un gruppo affiatato, una famiglia. Tanti lo dicono, ma noi ci teniamo particolarmente. Non vogliamo giocatori che vengono per i famosi “rimborsi-spese” o che arrivano per fare i “fenomeni”. Vogliamo un gruppo con le stesse idee e con la medesima intenzione di fare bene. Giocare a calcio va bene, ma anche fermarsi al venerdì sera a bere una birretta assieme o al sabato dopo la partita, dove ci si ritrova in buvette. È un qualcosa che si lega anche alla socializzazione, creando legami d’amicizia. L’obiettivo è giungere al campo soddisfatti e non senza motivazioni. Il nostro pensiero è ampliare questa proposta, cercando di coinvolgere tutti gli attori in gioco, essi siano società, Allievi o elementi della prima squadra. Un altro aspetto è legato alla maglia, da onorare, perché la società dà la possibilità di giocare a calcio. Così, è più facile creare un progetto a lungo termine e solidale. La stabilità sotto tutti i punti di vista (organizzazione, introiti e gestione finanziaria), in modo da avere un’ossatura per puntare un giorno, magari, a leghe superiori. L’infrastruttura c’è, abbiamo un bello stadio, una nuova tribuna, una bella buvette e un’ottima posizione logistica».

Leggi anche questi...