Brancaleone ci presenta il suo Chiasso U20 dei record

scritto da Riccardo Vassalli

chiasso u20Spesso al calcio dei ragazzi non viene riconosciuta l’importanza giusta. Spesso, i nostri giovani, si trovano a smettere di giocare troppo presto per vari motivi. Vuoi l’allenatore, vuoi la società, vuoi i mille altri pensieri che compongono la mente di un adolescente. Di giovani promettenti, poi bruciati, tutti ne hanno visto o raccontato la storia almeno una volta.  La passione, alla fine, è l’unica cosa che ti fa rimanere aggrappato al treno. Sì, il famoso treno che passa una sola volta. Quello di tutti, dove tra gli spariti dei vagoni custodiamo i nostri sogni. Nell’appena archiviata stagione il nome del Ticino, più precisamente del FC Chiasso, è scritto nella storia del calcio giovanile. Chi ci segue, o è del territorio, sa di chi e cosa stiamo parlando. Per chi non conoscesse di cosa stiamo per parlare CLICCA QUI. Il Chiasso U2O si è laureato, a pieni voti, campione Svizzero facendo incetta di trofei ( campionato d’andata e ritorno, Coppa Ticino e le finali di Berna, dove nessuna ticinese è mai riuscita a tornare indietro col trofeo). La nostra redazione ha scambiato qualche parola con Stefano Brancalone, trascinatore e protagonista di questa splendida favola. Il formatore momò ha risposto in modo esaudiente e, come al solito, con grande disponibilità.

Stefano, facciamo un passo indietro in questa impresa storica. A inizio stagione avresti mai pensato una “fine” così felice?

“No, sarei bugiardo a dire di si. Ricordo benissimo il giorno dell’inizio: era il 19 luglio e il termometro di Balerna segnava i 38 gradi. Per me era un gruppo nuovo, di conseguenza non conoscevo pregi e difetti di quella che poi si è rilevata una squadra fantastica.”

Nel corso della stagione, però, ti è mai capitato di pensare che il “poker” fosse possibile?

“Guardando indietro posso dire che nel nostro gruppo c’è stata una svolta importante per il proseguo della stagione: il torneo di Pasqua. Abbiamo avuto la fortuna di misurarci contro squadre ben più blasonate come Inter e una selezione giapponese senza perdere. Ecco, lì ho capito che il gruppo era forte e che andare fino in fondo sarebbe stato possibile”.

Per te, da anni nel calcio e nel Chiasso. Punto di partenza oppure sono i frutti di anni di sacrifici?

“Sicuramente è una soddisfazione enorme. Dopo 22 anni da allenatore è bello vivere momenti così memorabili. Diciamo che è un premio per la mia passione.” 

BrancaleoneQuali sono i segreti per avere tenuto sempre alta la concentrazione della squadra?

“Segreti non ce ne sono stati. I ragazzi, finito il campionato e in attesa delle finali, hanno avuto due settimane per “staccare” un pò. Ci allenavamo lo stesso, ma alcuni ragazzi dovevano fare gli esami. Invece, sono sempre venuti agli allenamenti con la stessa fame di sempre. Lo si vedeva negli occhi che avevano voglia di fare qualcosa di importante.”

Tu che sei abituato ad allenare i giovani: a tuo avviso, le nostre prime squadre dovrebbero incrementare il numero di prodotti del vivaio nella rosa?

“Per me è giusto che i ragazzi abbiano, almeno, la possibilità di allenarsi con gente più forte ed esperta. Poi sta a loro giocarsi le proprie carte. Da allenatore di giovani mi piacerebbe vedere i miei ragazzi nella squadra di “casa”, poi ognuno fa le proprie scelte.”

“Colgo l’occasione di ringraziare chi ci ha sempre sostenuto. Dal mio vice Minichiello a cui va un grosso riconoscimento, alla famiglia Tirelli sempre presente a filmare, ai Marsili dirigente e fisioterapista. Infine, spero di non aver dimenticato nessuno, un immenso grazie ai miei ragazzi, sempre professionali e semplicemente fantastici.”