RSL, San Gallo, Peter Zeidler: «Tutti devono fare la loro parte. Dobbiamo proteggerci a vicenda per vincere il virus»

scritto da Claudio Paronitti

Attualmente, la sfida di tutti non si gioca all’interno di un rettangolo verde, su una pista di ghiaccio o su un parquet di una palestra. La pandemia di Coronavirus ci costringe a cambiare abitudini. Solo agendo nel modo in cui ci viene indicato dalle autorità si potrà tornare alla normalità delle cose

Sia in Ticino che nel resto della Svizzera le sensazioni sono le medesime. Per ciò che concerne il mondo del pallone, il St. Galler Tagblatt ha intervistato il tecnico della capolista Peter Zeidler, il quale si è aperto su diversi temi, che vi presentiamo di seguito.

Il particolare periodo – «Tutti stanno vivendo una nuova esperienza con questa situazione. In Baviera, dove sta studiando nostra figlia, ora c’è un coprifuoco. Qui da noi i negozi sono chiusi, non puoi più andare al bar o al cinema, i confini sono chiusi. È un qualcosa che rallenta la vita. Anche se tutti sono giustamente preoccupati, è emozionante vedere che ci si concentra di più sullo stare di nuovo insieme».

La società del futuro – «La sera non devo più guardare, ad esempio, la sfida che oppone Linz e Alkmaar. Ho tempo per altre cose, posso leggere un libro. O investire ancora più tempo nelle relazioni. Non occorre essere un filosofo per dire che quando questa terribile situazione sarà finita, la società cambierà. Ne sono convinto».

La natura che si sta rivoltando – «Si va in quella direzione. Ma è ancora troppo presto per valutare cosa significhi questa crisi per l’umanità. Ad esempio, ho un ottimo rapporto con mio fratello, ma devo essere sincero nel dire nelle ultime quattro settimane non ci siamo parlati. Ora abbiamo di nuovo il tempo per farlo. Mi è piaciuta la testimonianza di Joachim Löw (ct della nazionale tedesca), così come quella di Uli Hoeness (dirigente del Bayern Monaco), il quale ha detto che il calcio è così poco importante e bisogna prendersi cura dei nostri cari».

La visione del mondo del pallone – «Il calcio è la mia passione. Sono coinvolto pienamente nel calcio. Quello che faccio è il lavoro dei miei sogni. Ma ovviamente so che ci sono cose più importanti. E questo è ciò di cui ora siamo chiaramente molto più consapevoli. Quando la mattina mi alzo, penso: che film sta uscendo? In quale cinema? Ecco, ciò che voglio è tornare alla vita normale».

La sfida finanziaria del prossimo periodo – «Io posso solo dare una mia risposta: mi fido ciecamente del nostro club. Il Presidente Matthias Hüppi mi ha detto che sentiva sostegno e che il club non sarebbe stato abbandonato. Mi ha informato, dicendomi che non saremo delusi dagli azionisti o dal consiglio di amministrazione».

La prosecuzione del campionato – «Io ho ancora questa speranza. Con alcune idee creative. Ma mentre ci penso ora, mi trovo al momento di dire che non mi importa se si andrà avanti. Non mi viene nemmeno in mente una formula per decretare un campione. Al momento, tutto ciò dipende da come evolverà la situazione sanitaria»

Le questioni importanti della vita – «In questo momento, per me è come un gioco emotivo. Ammetto di non riuscire a dormire bene. Tutti devono fare la loro parte. E lo devono fare ora. E se non lo si capisce ora, non si può aiutare chi ti sta attorno. Dobbiamo proteggerci a vicenda, questo è un grande compito per tutti noi. Così tante tragedie ci hanno superato, guerre, l’11 settembre, Chernobyl. Anche questo avrà conseguenze per l’umanità. Le operazioni non possono più essere eseguite: in Francia hanno persino allestito ospedali da campo, questo è solo l’inizio e mi fa pensare: in questa situazione tutti sono sfidati, tutti dobbiamo fare la nostra parte, ma insieme la padroneggeremo. Ne sono sicuro».

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