RSL, Lugano, Maurizio Jacobacci: «Se vogliamo debellare completamente il virus, occorre remare tutti nella stessa direzione»

scritto da Claudio Paronitti

Il Lugano è, al momento, l’unica squadra di Raiffeisen Super League (l’altra, che milita però in Brack.ch Challenge League, è il Chiasso) a non potersi allenare. Una situazione che dovrebbe riguardare presto tutti i club di Swiss Football League. Proprio come spiega al Blick il tecnico bianconero Maurizio Jacobacci

L’ultima seduta di allenamento sulle rive del fiume Cassarate ha avuto luogo mercoledì pomeriggio. Il decreto del Consiglio di Stato del Canton Ticino ha poi chiuso tutte le strutture pubbliche. Il condottiero luganese racconta di aver «solamente pensato: m***a! Prendendo questa misura il Governo ci ha solo preceduto. In ogni caso, stavamo pianificando di liberare i giocatori, per dare loro un programma individuale che avrebbero dovuto svolgere a casa. Volevamo volontariamente fare a meno dell’allenamento di squadra per circa dieci giorni».

«Questa mattina ci incontreremo e spiegheremo di nuovo ai giocatori cosa devono fare esattamente. Ognuno poi andrà per la propria strada. C’è solo una cosa che non dovrebbero fare gli stranieri, ossia sedersi sull’aereo e tornare in patria. Dovrebbero rimanere in Ticino. La Svizzera ha bisogno di misure radicali. L’unica cosa importante è che tutti i Cantoni si muovano. Lo Stato deve sostenerci. Tutti devono essere coinvolti. Se vogliamo fermare il virus, sono necessarie misure radicali».

Maurizio Jacobacci ne è certo: se tutta la Svizzera su comporterà come il Canton Ticino, il tasso di infezione può scendere in sole due settimane.

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