
L’allenatore del Comano: «Il ricordo più bello è legato al Rapid Lugano: la nostra vittoria in coppa Ticino contro il Vallemaggia. Tutte le mie squadre prima della partita devo riunirsi in cerchio a metà campo. In futuro sarà difficile trovare una famiglia come Comano»
COMANO – Con la nostra serie di mini interviste MISTER X vi accompagneremo alla scoperta degli allenatori (e non solo) del calcio regionale, tratteggiandone un ritratto più intimo attraverso le loro stesse parole. Buona lettura, se vi va. Capitolo 37: Filippo Vanini allenatore del Comano (Terza lega, gruppo 1).
Mister raccontaci, che giocatore eri e il tuo ricordo più bello? «Ho giocato a calcio per circa trent’anni prima di iniziare la mia attuale carriera da allenatore. Sono stato una bandiera del Rapid Lugano, società che mi ha fatto crescere tanto e alla quale devo molto. Ero un giocatore che non si risparmiava, un pendolino, prima di fascia a centrocampo e poi (proprio per le mie caratteristiche fisiche) come terzino quando sono stato retrocesso più in dietro sia per coprire che per spingere. Quest’ultimo ruolo, confesso, non mi ha mai fatto impazzire (risata), ma avevo tanta corsa e potevo fare tranquillamente più volte su e giù per il campo. Sempre al Rapid Lugano ho avuto anche l’onore di indossarne per quasi 10 anni la fascia da capitano: il mio compito era quello di fare da collante tra giocatori, staff e società. In questo ruolo ho sempre cercato di dare l’esempio in termini di presenza e sacrificio a tutta la squadra, ma in particolare ai ragazzi più giovani che uscivano dal settore giovanile. Tra i miei ricordi più belli c’è sicuramente la Coppa Ticino vinta proprio con il Rapid Lugano nel 2006. In finale battemmo il Vallemaggia. Sulla nostra panchina a quell’epoca c’era un certo (sorriso) Raffaele De Rosa. Non potrò mai dimenticare nemmeno la prima promozione sempre con il Rapid Lugano dalla Terza alla Seconda lega e anche la bellissima (ed inaspettata) promozione di due anni fa con il Comano (con cui ho chiuso la carriera) dalla Quarta alla Terza lega».
Il tuo rituale scaramantico (da allenatore)? «Avendo iniziato ad allenare da poco non ho ancora nessun rito scaramantico particolare. Tuttavia, un gesto al quale tenevo molto da giocatore, e per me ancora oggi molto importante, è che prima dell’inizio di ogni partita l’11 titolare si riunisca in cerchio a metà campo e che a turno qualcuno della squadra dica qualcosa per caricare i suoi compagni. Lo trovo un ultimo piccolo gesto importante per compattare la squadra prima dell’inizio di ogni battaglia. Da giocatore mi ricordo invece che prima delle partite della domenica pomeriggio mangiavo sempre la stessa cosa e sempre a distanza di 3-4 ore dal fischio di inizio del match».
Squadra bestia nera (da allenatore)? «Ovviamente è troppo presto per avere una squadra bestia nera da allenatore, perché come ho detto prima ho appena iniziato ad allenare, e speriamo che anche in futuro non ce ne siano (risata). A dire la verità anche quando giocavo non ricordo di aver mai avuto una vera e propria bestia nera. C’erano squadre più difficili da affrontare di altre, questo sì, ma una vera bestia nera direi di no. Pensandoci bene, però, c’è un luogo che non mi rievoca graditi ricordi: Sementina. A Sementina nel 2016 con il Rapid Lugano perdemmo uno spareggio per la promozione in Seconda lega in una gara secca conto il Minusio (che a onore del vero meritò quella vittoria). E poi sempre a Sementina ancora con il Rapid Lugano l’anno successivo (2017) perdemmo di misura la finalissima contro il Cadenazzo per il titolo di campione regionale di Terza lega (tra le vincenti dei due giorni)».
Sarebbe bello allenare di nuovo… «Un giocatore che vorrei assolutamente avere con me? Dovrei star qui a fare un lungo elenco e non credo ci sarebbe abbastanza spazio per fare tutti i nomi di quei giocatori che mi piacerebbe allenare (risata). Tuttavia, a parte gli scherzi, quello che posso dire è che oggi a Comano ho la fortuna di giocare con persone squisite. Mi bastano loro. Oggi non li scambierei con nessun altro. Inoltre, parecchi giocatori del mio Comano sono stati prima miei compagni di squadra quando ero a Cornaredo, quindi chi volevo è già arrivato qui al Tavesio. Non mi limiterei però a parlare solo dei giocatori: mi ritengo un allenatore fortunato perché so di avere alle spalle e al mio fianco in panchina persone molto valide: parlo di Roberto Pedretti, Guido Saccà e Valerio Russo, tutti miei ex compagni e grandi amici, con loro mi trovo a meraviglia e c’è un ottimo feeling. Senza dimenticare infine il nostro team manager Nathan Pescia con il quale il rapporto è stupendo».
Forse non sarà COMANO a vita, ma… «…sarà difficile in futuro poter trovare un’altra famiglia così bella e affiatata come quella giallorossa».
To be continued…