
L’allenatore del Melide: «Soldini e Binous si vedeva che sarebbero arrivati in alto. Galimberti era il difensore più forte di tutto il Ticino. Gjoka vorrei averlo in tutte le mie squadre. Flamur Krasniqi “Muli” ci manca moltissimo».
MELIDE – Con la nostra nuova serie di mini interviste MISTER X vi accompagneremo alla scoperta degli allenatori (e non solo) del calcio regionale, tratteggiandone un ritratto più intimo attraverso le loro stesse parole. Buona lettura, se vi va. Capitolo 30: Mirsad Shala allenatore del Melide (Terza lega, gruppo 1).
Mister raccontaci, che giocatore eri e il tuo ricordo più bello? «Ho iniziato a giocare nel 1991 nelle giovanili del Paradiso facendo le categorie D e C. Nel 1994 sono poi passato al Lugano, e più precisamente negli Under 16 allenati da Cao Ortelli che considero il miglior formatore/allenatore di tutto il calcio giovanile ticinese. Sotto la sua guida nel 1995 raggiungemmo la finale del campionato svizzero U16. Ricordo anche con molto piacere gli allenatori (e che allenatori) che ho avuto negli anni successivi sino all’ Under 21: Pier Tami, il compianto Gianpietro Zappa e Roberto Gatti. Con quest’ultimo, parlando di ricordi belli, nel 1999 vincemmo il torneo internazionale giovanile di Sanremo che in quegli anni per importanza era secondo soltanto al torneo di Viareggio. In finale ci arbitrò l’arbitro internazionale Graziano Cesari. Anche nel calcio regionale attivi, da giocatore, ho diversi bei ricordi, ma non sono paragonabili con le soddisfazioni che ho avuto nel periodo trascorso nel settore giovanile del Lugano. Giocavo prevalentemente come centrocampista centrale, ma negli allievi ho fatto anche l’attaccante e la mezza punta. Ero bravo tecnicamente, ma non eccellevo a livello atletico, diciamo che giocavo di “rendita” (risata). Da allenatore, invece, ho successivamente compreso quanto nel calcio sia importante grinta e tenacia: quando stai dall’altra parte della barricata si vedono sfumature che da giocatore difficilmente riesci a notare».
Il tuo rituale scaramantico (da allenatore)? «Non ho rituali e non mi considero una persona scaramantica».
Squadra bestia nera (da allenatore)? «Non c’è una squadra in particolare contro la quale faccio o ho fatto sempre fatica tanto da poterla definire “bestia nera”; diciamo che alterno sconfitte e vittorie un po’ contro tutte. Tuttavia, se proprio dovessi citare un avversario, o meglio un campo in cui ho sempre sofferto direi sicuramente La Pineta di Maggia. Quando ero l’allenatore del Rapid Lugano in Seconda lega sia nella stagione 2017/18 che in quella successiva facemmo tremendamente fatica contro il Vallemaggia. I motivi? Probabilmente la passione esagerata, nel senso buono, del pubblico locale che riesce a condizionare i giocatori delle squadre avversarie oppure la distanza della trasferta».
Sarebbe bello allenare di nuovo… «E’ molto difficile scegliere un giocatore in particolare perché, tra giovanili e squadre attivi, ne ho allenati veramente tanti. Con tutti, fatta qualche eccezione, ho avuto un ottimo rapporto. Fatta questa premessa vorrei comunque citare quattro giocatori: Lucio Soldini (terzo portiere della prima squadra del Lugano), Aziz Binous (giocatore del Lucerna in Super League), Nikolin Gjoka (difensore del Morbio) e Andrea Galimberti (attuale vice allenatore del Castello). Adesso vi dico anche perché ho fatto questi quattro nomi».
«Ho scelto Soldini e Binous, che ho allenato entrambi nel settore giovanile del Lugano quando avevano 9-10 anni, perché mi ricordo che erano due bambini veramente educati, rispettosi e volenterosi: sono molto felice per i traguardi calcistici che hanno raggiunto. Galimberti l’ho invece allenato nel settore giovanile del Malcantone e lo considero uno dei difensori più forti, se non il più forte, che abbia mai visto sui campi di calcio regionale del Ticino. Andrea (Galimberti), quando ero a Caslano mi ha aiutato davvero molto con la sua personalità ed esperienza. Infine ho nominato anche Nikolin (Gjoka, ndr) perché oltre a essere un fortissimo difensore è anche una persona esemplare: ho davvero molta stima di lui. Farei “carte false” per riaverlo nella mia squadra perché calcisticamente (ma soprattutto umanamente) sarebbe un sicuro valore aggiunto. Per concludere vorrei però anche ricordare il grande gruppo che avevamo a Melano, alla mia prima esperienza da allenatore nel calcio attivi. In quella squadra giocava anche Flamur Krasniqi “Muli”, ci manca davvero molto!».
Forse non sarà MELIDE a vita, ma… «…speriamo di riuscire a raggiugere risultati importanti qui a Melide. I presupposti sono più che buoni, ma c’è ancora molto da lavorare, soprattutto a livello di mentalità. Sono però convinto che grazie anche all’aiuto di mio fratello (Rijat Shala, ndr) ci toglieremo delle belle soddisfazioni».
To be continued…