Sogni incompiuti, missione fallita. L’esperienza elvetica di Mario Cáceres.
Mario Cáceres sbarcò in Svizzera con tante aspettative nella valigia. L’agosto 2008 da un aereo partito da Santiago scese il folletto cileno, spaesato nel osservare ciò che lo circonda. L’ambientamento di Mario a San Gallo non è dei migliori nonostante i consigli dei suoi mentori Ivan Zamorano e Rubio. A complicare l’adattamento in biancoverde ci si mise anche un fastidioso infortunio alla schiena.
Le qualità, però, non sono in discussione. Dal suo sinistro pregiato i tifosi si aspettavano grandi cose. La società pure. Non fu quindi l’immediato stop fino a metà stagione a disingannare tifosi e club.
Così, nonostante qualche spezzone contro Bienne e Locarno, i tifosi sangallesi dovettero aspettare il 17 novembre prima di assaggiare la prima di 8 prodezze del cileno. Manciate di minuti nelle seguenti partite, in attesa del giusto feeling con il campionato. Cinque reti in nove partite in cadetteria. Reti importanti nella cavalcata del San Gallo verso il ritorno in Super League.
Fiducia confermata, quel sinistro avrebbe potuto fare la differenza. O almeno tutti se lo aspettavavano. Perché l’avventura di Cáceres nel massimo campionato elvetico non fu proprio fortunata. L’esordio contro il Basilea, altre sette ingressi senza mai incidere nell’economia del match. Uli Forte, all’epoca allenatore del San Gallo, decise di fare a meno delle caratteristiche di Mario. La parabola infelice dell’estroso cileno proseguì anche con la U21 biancoverde. In 11 presenze in Prima Lega soltanto una rete: troppo poco.
Terminato il contratto, il San Gallo decise di non fare più affidamento su Cáceres che proseguì la sua carriera in Cile senza mai trovare la fortuna cercata. 365 giorni fa annunciò il ritiro dal calcio giocato a 35 anni compiuti e una marea di rimpianti.