Che il VAR (Video Assistant Referee) sia uno strumento tecnologico utile per valutare situazioni «spinose» non visibili a occhio nudo siamo d’accordo. Ma lo siamo altrettanto nella maniera in cui viene utilizzato?
Mentre altrove, gli addetti a visionare a fondo tutte le azioni «incriminate» sono quasi sempre costantemente «sul pezzo», in Svizzera non è lo stesso. In altri Paesi, il VAR fa perdere tanto tempo, facendo spesso spazientire i tifosi presenti allo stadio. All’interno della Confederazione Elvetica, dove c’è una VAR Operation Room apposita, gli interventi sono limitati (come se ci fosse un numero apposito per partita da dover, o poter, utilizzare) e le decisioni sono prese in poco tempo. Gli arbitri in campo, poi, non hanno mai il coraggio di rimanere sulle proprie scelte, confermando ciò che hanno osservato (?) negli studi di Volketswil.
In questi primi mesi di stagione, nonostante ai piani alti raccontino che tutto funziona per il meglio, gli errori con le immagini televisive sono risultati diversi e condizionanti per il resto di un incontro. Prendiamo in esame tre esempi che riguardano il Lugano. Il primo si è registrato immediatamente alla prima giornata con l’espulsione di Fabio Daprelà al 57′ del match con il Sion (perso 2-3). L’arbitro della gara era Fedayi San e l’addetto al VAR Lionel Tschudi. Il periodo era la piena estate ed evidentemente il gran caldo è stato uno dei fattori decisivi per modificare la decisione iniziale, trasformando il cartellino giallo (e già qui se n’è discusso parecchio) in rosso per aver allungato la gamba su Denis-Will Poha esclusivamente con la forza di gravità senza l’intenzione di far male.
I successivi due episodi sono recentissimi e si sono osservati nel brevissimo volgere di tre giorni. Dall’evidente fallo non ravvisato da nessuno (!) di Cedric Itten su capitan Jonathan Sabbatini culminato con il gol dell’uno a due dello Young Boys al penalty assegnato dopo più di due minuti di partita per un intervento con il braccio (?) di Lukas Mai a seguito del quale nessuno dei locali lucernesi si è lamentato. Di lì, ecco la massima punizione e il punto del pareggio biancoblù che ha cambiato totalmente l’inerzia del duello. I protagonisti arbitrali? Sandro Schärer (direttore principale contro i bernesi e al VAR contro gli svizzero-centrali) e il giovane e ancora inadeguato per certi livelli Nico Gianfote (in campo alla Swissporarena).
Questi momenti sono costati molto cari al Lugano (che ha incassato tre sconfitte). Come capita a ogni formazione ticinese (di qualsiasi sport professionistico e non), i bianconeri devono lottare contro tutto e tutti per riuscire a farsi rispettare dai cosiddetti «potenti», ai quali tutto è concesso. A pensar male si fa peccato ma a volte ci si azzecca, racconta un vecchio e sempre attuale adagio.