La storia della nazionale 8: la Svezia in cartolina, Chiesa e Riva, ali del Chiasso, è il loro momento

scritto da Walter Savigliano

Archiviato il mondiale di casa con un successo, sia organizzativo che sportivo e con la semifinale sfumata per un soffio, la Nazionale rossocrociata si butta sulla sesta edizione della Coppa Internazionale, a cui si intrecciano le qualificazioni mondiali per la Coppa Rimet 1958. Al termine della partita rocambolescamente persa con l’Austria, Karl Rappan lascia nuovamente il timone della Nazionale, per tornare al Servette. La panchina passa ad interim a Hans Rüegsegger, che la guida per due incontri, il primo dei quali è la trasferta a Copenaghen. Contro i danesi, l’allenatore trentottenne convoca ben cinque giocatori dello Chaux-de-Fonds, record assoluto per il club neocastellano, mentre portiere e terzini sono del Servette, tre soltanto i componenti dei club svizzero-tedeschi. La Danimarca, come da consuetudine priva dei giocatori ingaggiati da squadre estere, passa nei primi minuti con un missile terra aria della mezzala dell’Arhus, Olesen, dopo che Parlier aveva neutralizzato un altro tiro potente di Jens Hansen. Alla mezzora viene annullato per fuorigioco il gol del pareggio di Mauron, la partita vive diversi momenti emozionanti, ma non ci sono più reti fino all’86’, quando su corner di Mauron è Antenen a realizzare di testa, rendendo vano il tuffo di Kaj Jørgensen. Mentre lo Chaux-de-Fonds domina la prima parte di stagione, la squadra con Rüegsegger a ottobre raggiunge Budapest dove al Nepstadion, lo stadio del popolo, ben 94.000 persone spingono la squadra di casa, vicecampione del mondo. Manca Mauron, c’è l’esordio della “cavalletta” Uli Veltsch, per quella che resterà la sua unica presenza. Nel primo tempo, Parlier è battuto per ben due volte dall’interno della Honved, Kocsis, completa il tabellino a sei minuti dalla fine Bozsik, per il 3-0 finale in una amichevole dominata dai magiari (18-1 il conteggio dei corner).

In Coppa Svizzera avvengono molte roboanti sorprese, tra cui quella del Chiasso che elimina il Grasshoppers. Gli zurighesi, durante la sosta invernale, compiono il giro del mondo disputando amichevoli in Messico, USA, ma anche Curaçao, e dall’altra parte a Ceylon, Hong Kong, Tokyo. Anche la capolista Chaux-de-Fonds va all’estero, ma in Sudamerica rimedia solo un pari in otto amichevoli. La nazionale viene affidata a un triumvirato composto dall’austriaco Baumgartner, Leopold Kielholz e da Jacques Spagnoli, entrambi ex della Nazionale rossocrociata. L’esordio è proprio contro gli austriaci per la sesta edizione della Coppa internazionale, al Wankdorf, in squadra c’è anche il poliedrico locarnese Schmidhauser che, oltre a essere difensore del Grasshoppers, ha anche un passato da ciclista ed è attore di teatro. Alla vigilia della partita, Schmidhauser è impegnato sul palco dello Schauspielaus di Zurigo. Sul campo, la Svizzera che anche senza Rappan attua il “verrou”, gioca un grande primo tempo, in cui va a segno con Hügi e Vonlanthen e all’intervallo è avanti 2-1. Un rigore assegnato per mani di Kernen (che evita un gol fatto) viene trasformato da Brousek, che spiazza Stuber: è 2-2. Gli austriaci passano avanti con Probst subito dopo, al 58’, la Svizzera cerca senza sosta il pari nei 20 minuti finali, ma i due punti vanno agli austriaci. I risultati negativi purtroppo continuano. Sempre a maggio del ’55, si viaggia ad Amsterdam per affrontare gli olandesi con parecchie assenze e il ritorno in porta – dopo quasi quattro anni – di Permunian. Il bellinzonese resiste 40’, poi due punizioni prima dell’intervallo lo costringono a capitolare. Nella ripresa, gli Orange dilagano, finisce 4-1 per il gol nel finale di Hügi, mattatore è l’ex interista Wilkes, ora al Valencia.

A giugno, a Ginevra arriva una Spagna giovane, l’età media poco superiore ai 24 anni e con il capitano Campanal e il grande Kubala più presenti, alla sesta partita in rosso (il cosmopolita Kubala, 28 anni, ha ottenuto anche sei gettoni con la Cecoslovacchia e tre con l’Ungheria). È l’attaccante del Barcellona a ispirare i compagni per un 3-0 che, in realtà, sembra stretto agli spagnoli. Per i nostri è crisi profonda, anche se a Belgrado, nell’ultima partita della stagione 55-56 valida per la coppa, arriva un pareggio a reti inviolate, mentre il campionato registra la vittoria dello Chaux-de-Fonds, che tuttavia rinuncia alla neonata Coppa dei Campioni a cui partecipa, in sua vece, il Servette. La prima gara della stagione è la terza della Coppa Internazionale, avversario ancora una volta l’Ungheria di Puskas, in una Losanna che si fa bella con la speranza di ospitare le Olimpiadi nel 1960. La partita è di quelle scoppiettanti, con il risultato che vede al comando prima una squadra, poi l’altra. Antenen e Vonlanthen, con due gol a testa, sono assoluti protagonisti insieme agli assi Puskas e Kocsis, ma il più influente è l’arbitro francese Devillers, che non concede un rigore per netto fallo su Vonlanthen, annulla un gol ad Antenen e concede un rigore ai magiari a 5’ dalla fine per dubbio fallo di mano di Schmidhauser: Puskas trasforma per il 4-5 finale. Tre settimane dopo, con gli stessi titolari di Losanna, a Basilea arriva la Francia, che non perde dal giugno del ’54. Anche qui l’arbitro ci mette lo zampino, non concedendo il rigore a Mauron e assegnandone uno ai francesi, realizzato da Raymond Kopa, stella transalpina. Nella ripresa raddoppia Piantoni, riduce le distanze Mauron nel finale, è l’ennesima, sfortunata, sconfitta.

Prima della sosta, col Grasshoppers in testa al campionato, c’è il passaggio di Vonlanthen all’Inter, cosa che gli preclude al momento la possibilità di giocare in nazionale (tornerà, come vedremo, un anno e mezzo dopo). L’11 marzo la Svizzera gioca a Bruxelles col Belgio e torna alla vittoria dopo due anni. È un debuttante assoluto, Aldo Pastega del Servette, a battere per la prima volta Dresen, pareggia Mermans, ma sono il redivivo Ballaman, tornato al gol dopo il mondiale e Meier a portare alla vittoria i rossocrociati. Il giorno 11 aprile 1956 si verifica un fatto storico: nell’amichevole contro il Brasile a Zurigo, si gioca per la prima volta in notturna. È una partita che regala un risultato di prestigio alla Nazionale, che trova il vantaggio con un autogol di De Sordi, si fa raggiungere da Gino e tiene il pari fino alla fine. Buona la prova degli esterni ticinesi Riva e Chiesa, che hanno di fronte niente di meno che Nilton Santos e Djalma Santos. Il 1° maggio del 1956 si gioca una partita che resterà l’unica tra le due nazionali, poiché l’avversario della Svizzera è la Saar, territorio che la Germania ha perso conseguentemente alla sconfitta nella Seconda guerra mondiale e che per qualche anno è stata protettorato francese. Il cancelliere tedesco Adenauer e il primo ministro francese, Mollet, hanno firmato un accordo per il ritorno alla Germania. La partita di Saarbrücken è la terz’ultima assoluta giocata dalla compagine di casa, prima dello scioglimento. Segna di testa Riva, il gol del pari per la squadra allenata da Helmut Schön (che vedremo in futuro sulla panchina della Germania Federale) è di Gerhard Siedl, che negli anni successivi avrà modo di vestire per sei volte anche la maglia bianca della Germania Ovest. La stagione 55-56 si chiude con una vera e propria disfatta, un 1-6 contro la Cecoslovacchia in Coppa Internazionale. E dire che la partita era iniziata bene, con la rete di Ballaman al primo giro di orologio. La stagione è stata lunga, e i rossocrociati sono stanchi, essendo sostanzialmente dei dilettanti, il calo fisico è evidente e i cecoslovacchi segnano tre gol per tempo. Sugli scudi un semisconosciuto attaccante al debutto, Jiri Feureisl, che gioca in una squadra che non è nemmeno in prima divisione, la Dynamo Slavia di Karlovy Vary: suoi quattro dei sei gol cechi.

La nuova stagione si apre con Svizzera-Olanda a Losanna senza i giocatori che militano all’estero, Fatton e Vonlanthen, che rispettivamente Lione e Inter non concedono, poi manca l’influenzato Ballaman. Stavolta Wilkes non c’è, ma ci pensa Abe Lenstra, bandiera dei frisoni dell’Heerenveen a battere Permunian al primo giro d’orologio. La Svizzera riesce anche a ribaltare il punteggio, ma gli olandesi chiudono il primo tempo sul 3-2. I rossocrociati meriterebbero almeno il pari, ma Antenen a cinque minuti dal fischio finale manda un rigore sulla traversa e arriva l’ennesima sconfitta, con una squadra che crea abbastanza, ma che è altrettanto facilmente perforabile anche dagli attacchi di squadre medie come l’Olanda. La partita di novembre, come un brodino caldo, porta il secondo punto in Coppa Internazionale contro un’Italia che non è più quella dei decenni precedenti (e che infatti, come la Svizzera, fallirà la qualificazione ai mondiali svedesi). A Berna, finisce 1-1 con il gol dell’oriundo sudafricano Firmani, in forza alla Sampdoria, che pareggia quello di Ballaman. Ghezzi, portiere dell’Inter, para quasi tutto; curiosamente, è l’unico azzurro a non giocare nella Fiorentina campione o nella Sampdoria. Archiviato il match con l’Italia, finalmente, accade il miracolo, non di Berna stavolta, ma di Francoforte. Davanti a 80.000 spettatori, i campioni del mondo devono soccombere di fronte agli attacchi elvetici: il chiassese Riva apre le danze – uscirà tra gli applausi – raddoppia Hügi e accorcia Neuschäfer. Nella ripresa, Ballaman fissa il punteggio sul 3-1, la Svizzera del catenaccio esce in trionfo, tante le critiche ai tedeschi che applicano un vetusto WM. Nel marzo 1957 iniziano le qualificazioni mondiali, che il sorteggio rivela già molto difficili: nel gruppo 9 le avversarie sono Scozia e Spagna, con un solo posto per la fase finale. Tuttavia, le cose iniziano bene per i rossocrociati: davanti ai 110.000 di Chamartin, lo scontro sembra essere impari, contro Di Stefano, Kubala, Gento, Luis Suarez. Invece, Riva lancia Hügi al 6’ e siamo in vantaggio. La Spagna ribalta con Suarez e Miguel, ma ancora Hügi batte Ramallets. È un punto d’oro, anche se vedremo che servirà più agli scozzesi che alla Svizzera.

Senza i suoi elementi migliori, la Svizzera ad aprile 1957 naufraga al Prater, in una gara valida per la Coppa Internazionale. Senza attacco, con Hügi nervoso al punto di essere espulso, i rossocrociati perdono addirittura 4-0 e restano sul fondo della classifica del torneo mitteleuropeo. Con Hügi squalificato, la Federazione deve richiamare l’interista Vonlanthen, che strabilia il pubblico basilese con un gran gol alla Scozia, sempre per le qualificazioni mondiali. Antenen e Riva sembrano in gran forma, ma prima del riposo arriva la doccia fredda del gol di Mudie, centrattacco del Blackpool, su azione di corner. Di Collins, nella ripresa, il gol del 2-1 scozzese che lascia le speranze svizzere di qualificazione al lumicino, con la Scozia che sale a 4 punti (avendo battuto gli spagnoli 4-2), davanti Svizzera e Spagna con 1. Quando, a novembre, la Svizzera viaggia verso Glasgow, la classifica vede la Spagna salire a 3 punti dopo la vittoria, 4-1, sugli stessi scozzesi. Questi ultimi, vincendo, andrebbero matematicamente in Svezia, mentre una vittoria svizzera riaprirebbe i giochi e un pareggio farebbe il gioco degli iberici. Non vanno in Scozia Hügi, operato di menisco e Roger Vonlanthen (nel frattempo passato all’Alessandria) che resta a Milano per un non precisato contrattempo in aeroporto. Le ali del Chiasso, Riva e Chiesa, giocano un grande match, Riva realizza anche il gol dell’1-1, risultato con cui si va al riposo, il suo compagno di club non riesce a marcare il punto per la grande prova di Younger tra i pali scozzesi. Nella ripresa i britannici dilagano e vanno sul 3-1, nel finale segna Marcel Vonlanden per il 3-2 finale, con la Scozia che festeggia la qualificazione. Inutile la vittoria della Spagna a Losanna, un 4-1 con le doppiette di Kubala e Di Stefano, il pari di Madrid all’andata condanna gli spagnoli a vedere, come i nostri, la Svezia solo in cartolina. Di Ballaman, sullo 0-3, il gol della bandiera.

Calcio e politica spesso si incrociano e volente o nolente la Svizzera è spesso coinvolta. La Francia è alle prese con la ribellione delle colonie e deve rinunciare ai giocatori “algerini” dei Bleus, rientrati nella propria terra. A Parigi si gioca comunque e la Francia ha giocatori importanti come Fontaine e Vincent, il risultato è un buon 0-0 con in porta l’esordiente Elsener, del Grasshopper. Abbiamo parlato di “Svezia in cartolina”, in realtà i rossocrociati a un mese dal mondiale volano a Helsingborg, per affrontare i padroni di casa in una gara preparatoria. È il giorno di Toni Allemann, prima presenza in nazionale per il neocampione nazionale con lo Young Boys e doppietta al veterano Svensson. La Svezia però fa un gol in più e vince l’amichevole con Lӧfgren e Simonsson. La stagione 57-58 si chiude senza una vittoria, l’ultima gara è col Belgio a Zurigo e termina con uno 0-2 che costa la panchina a Spagnoli (che dall’1-1 con l’Italia teneva da solo in mano le redini dei rossocrociati): arriva l’austriaco Willibald Hahn, ex CT della Norvegia: durerà solo sei partite, una vinta e cinque perse. Hahn opta per un WM puro, ma il risultato non cambia e in Coppa Internazionale si perde a Praga, 2-1 nonostante il vantaggio di Meier. Con tre partite da giocare, i punti restano sempre 2, mentre i cecoslovacchi si portano al comando della classifica. A novembre, l’amichevole con l’Olanda termina con un 2-0 per gli Orange, la punta del PSV Eindhoven realizza una doppietta mentre gli attaccanti svizzeri hanno le polveri bagnate, non pungono. Mentre alcuni club cercano di ingaggiare i transfughi ungheresi, dopo la rivoluzione repressa tre anni prima, Hahn prova a “trapiantare” la formula vincente dello Young Boys in nazionale, con sei gialloneri a cui aggiunge ben tre esordienti dello Zurigo, purtroppo senza minimo successo. Il risultato è disastroso, la Jugoslavia a Basilea vince 5-1, facendo sprofondare la reputazione e l’autostima della squadra.

Prima del termine della stagione, c’è l’amichevole col Portogallo in cui Hahn effettua una vera e propria rivoluzione cambiando quasi tutti i giocatori e schierandone quattro che non indosseranno mai più la casacca rossocrociata. Nonostante il marasma, arriva una vittoria per 4-3 con doppietta del basilese Burger: è la prima vittoria in casa dopo quasi cinque anni, dal 4-1 inflitto all’Italia nello spareggio del girone mondiale. Ma è solo un fuoco di paglia. Hahn convoca soprattutto giocatori svizzero-tedeschi e a inizio ottobre 1959 con la Germania continuano a mancare comunque Vonlanthen, Antenen e Eschmann. Debutta fra i pali Leon Walker, ma è un suo errore a dare il la alla goleada tedesca, provocando il gol di Vollmar. La partita coi tedeschi termina 4-0, ma il peggio deve ancora venire. Fine ottobre, Nepstadion di Budapest, non ci sono Puskas, Kocsis, e tanti altri che si sono rifugiati in occidente, ma la squadra magiara ha ancora giocatori di assoluto valore come Grosics, Bozsik, Tichy, in più c’è un giovane Florian Albert. In porta elvetica c’è il giovane debuttante Schneider, che incassa il primo gol dopo pochi minuti e che all’intervallo ha già raccolto il pallone in fondo al sacco sei volte. Finisce 8-0, è il punto più basso della storia svizzera degli ultimi anni, a nulla è servito affiancare a Hahn due elementi come Branko Sekulic e il già conosciuto Hans Rüegsegger. Vanno male anche i club nelle coppe, lo Young Boys è stato eliminato dall’Eintracht Francoforte. Nel gennaio del 1960, con l’Italia scossa dalla morte di Fausto Coppi, si gioca a Napoli per l’ultima partita di Coppa Internazionale, gli azzurri hanno gioco facile contro una squadra allo sbando, che pure resiste un tempo: dopo l’autorete di Mägerli, arrivano i gol di Stacchini e Montuori. Il torneo finisce con la vittoria della Cecoslovacchia, un solo punto di vantaggio sull’Ungheria, i rossocrociati sono ultimi con due punti.

Le conseguenze sono prevedibili: torna Rappan col suo catenaccio, ma la prima gara è ancora una sconfitta, 3-1 in Belgio nonostante il temporaneo vantaggio di Meier. Tuttavia, il mister austriaco è l’unico che può riportare la squadra a un Mondiale. Nell’amichevole di aprile 1960 contro il Cile, organizzatore della prossima Coppa Rimet, arriva una vittoria per 4-2, frutto del ritorno in squadra dei senatori Kernen, Antenen, Hügi, Vonlanthen, questi ultimi due a segno insieme ad Allemann. È l’interno dello Young Boys, che un anno dopo finirà al Mantova, a realizzare una doppietta nella partita di Zurigo contro l’Olanda, il 18 maggio. Il terzo gol agli olandesi, con cui non si è ancora pareggiato in ventidue partite, è di Hügi. Insomma, dopo una lunga serie di delusioni e amarezze, il ritorno del maestro Rappan è una speranza per il futuro, in una stagione in cui stanno per tornare le partite che contano, quelle che porteranno al mondiale cileno.

 

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