Jacopo Tossut, classe 2005, ci racconta la sua passione e suoi momenti speciali come mini-arbitro.
Da dove nasce la passione per il calcio?
La passione per questo sport è nata guardando le partite in tv, mi è sempre piaciuto guardarle. Oltre a ciò, ogni week-end andavo a vedere giocare mio fratello Samuele che ha avuto una carriera nel settore giovanile del FC Lugano e per un anno anche nel Team Ticino. Lo seguivo ovunque giocasse, andavo persino in giro per la Svizzera e per l’Europa, se aveva dei tornei, insieme ai miei genitori e alla sua squadra.
Quando hai deciso di diventare arbitro?
Ho deciso di diventare arbitro all’età di 10 anni. Si svolgeva un torneo organizzato dal settore giovanile del FC Lugano e ho accompagnato mio padre che doveva essere presente come fisioterapista. Nella finale mi fecero fare da guardalinee e lì mi è venuto in mente:” Perché non provare a fare l’arbitro?” Mi informai e scoprii che per fare il corso per diventare mini arbitro dovevo aspettare i 13 anni compiuti. Quindi quest’idea mi è venuta abbastanza casualmente ed una volta raggiunta l’età richiesta mi sono inscritto al corso e l’ho frequentato, diventando ufficialmente mini arbitro per la società FC Agno.
Ricordo della prima partita?
Era il 15 settembre 2018, le squadre erano AC Taverne contro Grandinani 1. Ero parecchio in ansia perché avevo paura di sbagliare, ma alla fine è andato tutto bene ed ero molto soddisfatto della mia prima prestazione da direttore di gara. Ero un po’ imbarazzato durante il controllo dei giocatori, cosa che per fortuna ho superato, perché tutti mi fissavano senza mai distogliere lo sguardo dal sottoscritto.
Cosa ti sta insegnando questa esperienza?
Questa esperienza mi sta insegnando molteplici cose, soprattutto l’inseguire i propri sogni e cercare di migliorarsi partita dopo partita. In campo cerco sempre di dare il meglio di me e se dovessi sbagliare qualcosa cerco di passare oltre e dimenticare l’errore nel più breve tempo possibile, così da non compromettere il resto della partita.
Difficoltà incontrate?
La più grande difficoltà incontrata è sopportare gli insulti che dopo un errore puoi ricevere dalle persone presenti alla partita. Detesto quando qualcuno insulta gli arbitri perché senza di noi non esisterebbe il calcio. Giudicare dall’esterno del terreno di gioco è semplice, ma essere in campo e prendere una decisione ogni due secondi è difficile.
Dove vorresti arrivare?
Voglio arrivare il più avanti possibile. Il mio sogno è di poter arbitrare una grande finale, magari quella della Champions League….
Cosa vorresti ancora dire?
Voglio dire a tutti gli arbitri che non bisogna mai mollare. Se una partita dovesse andare male, bisogna saper reagire perché l’importante è far tesoro degli errori compiuti per migliorarsi sempre. Infatti, quando arbitro il mio motto è “Dai il meglio di te, se fai un errore può succedere, siamo umani non robot! Ma possiamo sempre migliorare”.
Voglio fare inoltre alcuni ringraziamenti: in primis voglio ringraziare la mia famiglia per il sostegno in questo percorso e la mia società d’appartenenza (FC Agno) per il continuo supporto come arbitro.

