A Chiasso i sentimenti dei tifosi rossoblu sono attualmente contrastanti. Da una parte, si percepisce il momento di difficoltà di un club che prova a riorganizzarsi in fretta e furia ma che deve fare i conti con molti ostacoli da superare e molte situazioni da risolvere. Dall’altra, vi è un affetto ritrovato verso chi giornalmente lavora con la maglia rossoblu addosso. Siamo ancora lontani dal poter parlare di entusiasmo ma questa squadra, nonostante i suoi limiti, si sta facendo pian piano voler bene da tutti i tifosi che ancora trovano la via del Riva IV e di quelli, che non mancano mai all’appello nemmeno lontano dalle mura amiche. Una rosa sicuramente con meno qualità tecniche rispetto a quelle allestite negli scorsi anni ma con dei giocatori che hanno fame e, che in questo momento, sono dediti alla causa rossoblu come forse non era mai successo negli ultime stagioni. Ogni successo che si rispetti (e permettetecelo, questo è un grande successo nel calcio moderno) è figlio di un qualcuno che a Chiasso, nel caso specifico porta il nome di Beppe Scienza, onesto calciatore italiano di un decennio fa che, dopo alcune esperienze nella vicina penisola ha deciso di abbracciare la causa chiassese. Portato da Carlo Cavalleri (a cui va riconosciuto questo grande merito), mister Scienza si è calato nella parte perfettamente. Ha fatto scudo ai suoi ragazzi, ha trovato nei veterani Regazzoni, Guatelli, Monighetti e Felitti dei validissimi aiutanti. È andato avanti come un pazzo, perchè solo i pazzi avrebbero potuto resistere a certe situazioni e ha fin’ora vinto una scommessa, ossia quella di ridare al Chiasso e ai suoi tifosi un’identità che va oltre i risultati sportivi. Il Chiasso di oggi non ha i nomi importanti ma ha il cuore di chi sa che ogni pallone è decisivo, ad immagine e somiglianza del proprio allenatore, umile e riconoscente a chi gli ha dato la possibilità di compiere un’impresa sportiva ma soprattutto umana.
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