Il Bellinzona e Mattila vogliono spiccare il volo

scritto da Davide Perego

di David Conti

Ci sono vari modi di esultare. C’è chi lo fa sempre nello stesso modo, e chi invece cambia a seconda dello stato d’animo e delle situazioni. Le esultanze di Sakari Mattila, centrocampista finlandese che nel fine-settimana ha segnato il suo terzo gol con la maglia del Bellinzona, non sono mai lasciate al caso. Nascondono infatti un pezzo di vita dello spogliatoio granata, tra prese in giro, scommesse vinte o tendenze del momento. «È proprio così – ci dice sorridendo Mattila – Contro lo Young Boys, nella passata stagione, avevo iniziato da poco a suonare la chitarra e i miei compagni mi prendevano in giro, quindi ho esultato facendo finta di suonarla. Contro il Vaduz, quest’anno, mi sono cimentato in un passo di danza che andava di moda in quel momento e, domenica, ho aperto il cassetto». Non quello dei desideri. «No, quello dove Toni Esposito dovrà mettere i soldi. C’è infatti una sorta di regolamento: quando segniamo su calci da fermo, ebbene deve passare alla casa…».
Sorride Mattila. Forse abbiamo capito come mai, contro l’Etoile Carouge nell’ultima uscita, i bellinzonesi hanno colpito due pali, centrato un’asta e realizzato due gol. «A parte gli scherzi, durante la preparazione invernale in Spagna abbiamo lavorato un po’ di più sotto questo aspetto e i risultati si vedono». Episodi che spesso e volentieri sbloccano partite altrimenti difficili da vincere. Soprattutto quando le difese avversarie non ti lasciano spazio. «Prendiamo la partita di domenica. Nei primi 20’ abbiamo fatto fatica perché loro erano raggruppati in difesa. Siamo stati bravi a cambiare modulo. La Challenge League mi ha stupito: c’è più volontà, più corsa anche se si ragiona meno e c’è un abisso a livello di qualità. Per certi versi è però più difficile della Super League, campionato nel quale le avversarie ti permettono maggiormente di far girar palla». E poi, non da ultimo, c’è una questione di motivazioni… «Be’, ovvio, un conto è andare a Berna contro l’YB, un altro è giocare a Wil… Bisogna essere bravi a trovare gli stimoli giusti».

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