FCM: un “tavolo” per tornare uniti e invincibili

scritto da Davide Perego

di Ariele Mombelli
Con una presa di posizione pubblica e, salvo sorprese, definitiva, il FC Mendrisio ed il Presidente Karl Engel hanno mantenuto inalterate le distanze nei confronti della parte di tifosi considerata in parte responsabile di quanto accaduto due settimane fa durante e dopo la partita di 1^ Lega tra i momò ed il Baden. Partita – lo riscriviamo – sospesa al decimo della ripresa per effettive intemperanze degli ultrà argoviesi. Partita, nei confronti della quale la Commissione Disciplinare non si è ancora pronunciata in tema di sanzioni e di omologazione del risultato del campo. Tramite il locale “L’Informatore”, il FC Mendrisio ha confermato la propria determinazione nell’usare misure di “tolleranza zero” verso i presunti responsabili. Di particolare effetto, la decisione dell’Assemblea del FC Mendrisio di diffidare ufficialmente quattro tifosi (presi a caso) e soprattutto quella di esonerare al tempo stesso l’allenatore di una squadra della Sezione Allievi. Simone Bordogna ha chiesto di poter chiarire la sua posizione tramite una lettera inviata alla redazione di CHalcio che dopo attenta valutazione la maggior parte dei collaboratori ha scelto di pubblicare.
Una lettera dai contenuti importanti e scritta con grande serenità. Una lettera che apre al dialogo e contrariamente a quanto lasciato intendere dalla società non chiude la porta in faccia ad un confronto che farebbe bene soprattutto alla prima squadra del club e anche tutti i componenti della grande famiglia del FC Mendrisio. Un confronto che CHalcio.com si augura possibile e che grazie all’immediatezza di internet spera di poter lanciare verso un tavolo attorno al quale far sedere tutte le parti in causa. 
Spettabile Redazione di CHalcio.com
Non avendo ricevuto altrove l’opportunità di rendere pubblica la mia posizione, sarei felice se almeno la vostra testata – tanto sensibile e vicina al FC Mendrisio – potesse concedermi lo spazio che riterrà opportuno. Come ben sanno tutti quelli che mi conoscono, sono cresciuto con la maglia a scacchi bianconera addosso e con il mio pallone in mano. Ho giocato in ogni angolo della mia città fino ad arrivare a realizzare il mio sogno: quello di poter giocare in quello stadio che quando ero piccolo mi sembrava così grande e il campo era immenso.
Per me indossare la maglia del Mendrisio, come giocatore prima e come allenatore poi è stata l’emozione più grande che ho provato nel calcio: sono orgoglioso di aver fatto parte di questa società e nessun’altro stemma riuscirà a dare e a trasmettere al mio cuore quello che mi ha dato quello de Mendrisio.
Ora però vi scrivo da uomo triste e deluso. Scrivo da persona che negli ultimi giorni ha sentito di tutto e di più… Ho sentito dire che avrei girato per le strade di Mendrisio con un casco in testa e un bastone in mano; che mi sarei coperto con una sciarpa per non farmi riconoscere; che non sarei un buon esempio per i bambini. Sono semplicemente andato allo stadio, ho guardato la partita come sempre coi ragazzi della Fattanza, ho cantato con loro: per il Mendrisio! 
Uno dei motivi che ha portato al mio allontanamento è stato quello far parte di questo gruppo di tifosi. Di essere uno di quelli che ha fondato la Fattanza dieci anni fa. Ragazzi che sono visti come il demonio da molti. Io, una partita senza la Fattanza non la vorrei mai vedere e nemmeno i giocatori stessi che sono gli unici a sostenerci sempre. Sono orgoglioso di avere amici come loro, di avere la loro stessa appartenenza alla squadra e alla mia città. Ragazzi tanto criticati, che però si fanno una giornata in trasferta, spendendo i soldi di tasca loro per vedere giocare il Mendrisio. Ovviamente sono il primo ad essere contro lance e bastoni, ma il fascino di fumogeni e coriandoli credo faccia parte della coreografia che in una partita piace a tutti.
Ora come ora sono una persona che sta soffrendo per non poter fare ciò che più ama, con un gruppo di bambini ai quali mi sono affezionato in cinque minuti. Mi è stato tolto un qualcosa che per me era  davvero bella! Mi mancherà la quotidianità di andare all’Adorna, di parlare con gli allenatori, di giocare coi ragazzi… perché dietro al calcio ci sono legami e amicizie che nascono e non possono morire.
In 23 anni ho conosciuto tanta gente, ho avuto modo di vedere tanti giocatori, tanti allenatori, tante persone che nel bene o nel male mi hanno sempre trasmesso e insegnato qualcosa. Credevo che la parola “fine” tra me e il Mendrisio non sarebbe mai arrivata e invece è arrivata molto prima di quanto avessi potuto immaginare.
Vi ringrazio se mi darete l’opportunità di ringraziare tutti quelli che in questi giorni mi hanno dimostrato sostegno, a partire da mia moglie, dalla mia famiglia, dai miei amici della Fattanza, dai giocatori della prima squadra, dai genitori dei ragazzi e infine ma non per ultimo, da tutti i ragazzi che ho avuto la fortuna di allenare in passato e che stavo allenando fino a qualche giorno fa…
Non dimenticherò mai questi meravigliosi anni!
FORZA MENDRISIO: SEMPRE!
Simone Bordogna

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