
I giocatori bianconeri lanciano un segnale alla società. Senza il «Crus» poco si potrà fare
Dopo il 6:1 casalingo dello scorso 13 agosto, il Lugano surclassa nuovamente l’Yverdon, questa volta nella zona settentrionale del Canton Vaud
La manita senza incassare reti (è la prima volta che la porta bianconera rimane intonsa dopo undici partite con almeno un pallone raccolto oltre la propria linea bianca) dà il via in maniera ultra-positiva all’ultimo «tour de force» annuale. La banda di mister Mattia Croci-Torti lancia un gran bel segnale a chi in società inizia incomprensibilmente a nutrire dei dubbi sulla gestione del 41enne allenatore momò, al quale non si può imputare proprio nulla. Anzi. Bisogna solamente fargli una statua gigantesca per il modo in cui sta portando avanti un progetto che deve continuare a vederlo al centro. E questo indipendentemente dai momenti negativi che la squadra attraversa (e che inevitabilmente attraverserà ancora in futuro).
Il sorprendente allontanamento del prof. Nicholas Townsend (esonerato senza una reale motivazione) a pochi giorni dalla trasferta dello Stade Municipal avrebbe potuto essere una «mazzata» assai complicata da assorbire. Invece, una volta ancora, il gruppo mostra di essere unito attorno al «Crus», una figura di riferimento per tutti i giocatori, esperti e più giovani. Ora che il primo passo è compiuto, all’orizzonte ve n’è un altro ancor più arduo. L’ostacolo norvegese del Bodø/Glimt rappresenterà il viatico (positivo o negativo) dell’avventura europea dei bianconeri. Intanto, la posizione nella classifica di Credit Suisse Super League torna a essere più consona. E a favore dei luganesi c’è ancora il recupero con il finora derelitto Basilea…