FC Lugano, l’analisi post-Lucerna: ora più che mai, il «mantra» non può che essere «lavorare, lavorare e ancora lavorare»

scritto da Claudio Paronitti

Il quadro generale del primo lustro di incontri stagionali del Lugano non è dei più confortanti. E questo anche a seguito del duello proposto con il Lucerna e conclusosi con il risultato di 2-1 a favore dei biancoblù, che hanno espugnato il terreno di Cornaredo grazie a una prova solida (simile a quella proposta giovedì scorso dall’Hapoel Be’er Sheva)

I giocatori bianconeri, che stanno maledettamente faticando a trovare un risultato che li soddisfi appieno in questa estate (escluso il poker rifilato a un oggettivamente debole Winterthur), sono incappati in una nuova battuta d’arresto che non è affatto benevola in vista dei prossimi due appuntamenti, che li vedranno impegnati fra tre giorni in Israele (Netanya o Haifa in luogo di Be’er Sheva, che si trova praticamente sulla Striscia di Gaza) e domenica pomeriggio al St. Jakob-Park di Basilea contro una formazione imbattuta, ma ancora senza vittorie.

Passando ai novanta minuti con gli svizzero-centrali, ci sembra riduttivo appigliarsi a un secondo tempo sicuramente migliore del primo e disputato all’attacco più per inerzia e impeto che altro. D’altronde, serviva una scossa totale, considerato lo svantaggio accumulato al termine del periodo iniziale. Le azioni offensive hanno portato a un penalty fallito da Žan Celar, che ha avuto perlomeno il merito di prendersi la responsabilità (fattore tutt’altro che evidente), a un gol giustamente annullato per fuorigioco a Mohamed El Amine Amoura e a poco altro (conclusioni velleitarie dalla distanza o tiri bloccati).

Recriminare su un rigore «grande come una casa» (?) nel corso del primo tempo non è di aiuto. Soprattutto se valutiamo la buona prestazione dell’esperto Alain Bieri, il quale ha tenuto saldamente in mano il confronto dall’inizio alla fine senza favorire alcuna contendente. Cosa occorre fare a quuesto punto? Facile da dirsi, più complicato da farsi, ma rimboccarsi le maniche e lavorare ancor più duramente per ovviare alle difficoltà dev’essere il «mantra» dei prossimi giorni e delle settimane seguenti. Perché proseguire la stagione con un kappaò dietro l’altro non potrà passare inosservato da chi farà le dovute valutazioni e prenderà le dovute decisioni.

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