
Dalla Youth League alle categorie inferiori, è corretto?
Con questo articolo desidero porre l’attenzione su una situazione che potrebbe diventare spiacevole per qualche ragazzo che dedica gran parte del suo tempo libero alla sua più grande passione, il calcio.
Questo articolo prende spunto da una situazione reale, che resta come esempio anche in altri casi, come da C1 a C2, da A1 a A2, ecc… Il 26 ottobre scorso si è disputata la partita tra Chiasso e Taverne, categoria allievi B1 e penultima giornata del campionato, con i padroni di casa che hanno vinto con un eloquente punteggio di 13-5. In precedenza, il 10 ottobre, le medesime squadre si erano sfidate nella Coppa Ticino, con il Chiasso ancora una volta vincitore, seppur con una differenza minima di un solo gol, chiudendo con un risultato di 4-3.
Su segnalazione di un attento lettore, confermata da una mia verifica, ho appreso che nella partita del 26 ottobre sono scesi in campo ben 10 giocatori provenienti dalla Youth League B. Sorge spontanea la domanda: considerando che gli allievi B1 del Chiasso non hanno accesso alla Youth League B, a causa dell’impossibilità di schierare due squadre della stessa società nella stessa categoria, quale è stata la motivazione per l’inserimento di 10 giocatori provenienti da una categoria superiore?
Inoltre, come hanno reagito i ragazzi che regolarmente partecipano al campionato B1, trovandosi di fronte a questa situazione? Le loro reazioni e sensazioni meriterebbero di essere prese in considerazione.
Sebbene possa essere comprensibile ricorrere a sostituzioni in caso di forfait, mi chiedo se non sarebbe stato più opportuno convocare 2-3 giocatori (o anche 10) della categoria inferiore, premiando gli allievi C, considerando che la partita si è svolta di giovedi.
Cogliendo l’occasione e alla luce di tutto questo, presente o passato, Chiasso o non Chiasso, ritengo che sia utile e corretto concentrarsi maggiormente sull’attenzione per lo sviluppo individuale dei giovani calciatori, ridimensionando l’importanza del risultato, che in questo caso risulta ancor meno necessario.
In considerazione di tutto ciò, credo anche che sia opportuno promuovere una riflessione sulla possibile introduzione di regolamenti o norme specifiche riguardanti situazioni simili, se non attraverso le federazioni, almeno all’interno delle stesse società, con regole apposite che indicano come fare in questi casi. Inoltre informare di tutto questo i giovani calciatori (e genitori) mantenendo coerenza con le comunicazioni effettuate sono aspetti fondamentali in questo periodo cruciale della crescita dei ragazzi, oltre che accrescere la trasparenza e la correttezza della società stessa.
Potrei scrivere un articolo lungo in chilometro ma credo sia sufficiente quanto sopra per cercare di spostare il focus sulle emozioni presenti e future dei giovani calciatori piuttosto che al risultato a tutti i costi, ci accorgeremo di quanto fatto quando incontreremo nella vita quotidiana i giovani calciatori quando saranno adulti.
Il direttore di Chalcio.com
Walter Savigliano