Coronavirus, nel resto d’Europa il calcio va avanti, in Svizzera si blocca: ma la situazione è realmente così drammatica?

scritto da Claudio Paronitti

Neanche ci trovassimo in tempi di guerra. Il calcio in Svizzera, al contrario di tutti i Paesi d’Europa, rimane bloccato almeno fino al 23 marzo. La domanda che ci si pone ora è: ma la situazione reale è di totale emergenza o vi è qualcuno che la sta vendendo come tale e mette in apprensione tutto il mondo?

Con la riunione straordinaria di ieri pomeriggio presso la sede principale della Swiss Football League, i delegati dei venti club affiliati hanno deciso di mantenere in vita la sospensione dei due massimi campionati elvetici per altre tre settimane. A detta del CEO della Federcalcio, Claudius Schäfer, la situazione è critica. Ma siamo sicuri che questo completo pessimismo faccia bene all’informazione verso la popolazione? Non essendo degli esperti del settore, possiamo solamente fare delle ipotesi riguardo tutto questo «trambusto» generale.

La situazione nel resto d’Europa – al contrario di quanto deciso dai politici elvetici (che hanno posto il veto alla disputa di eventi con più di 1’000 presenze), negli altri Stati del Vecchio Continente il pallone continua a rotolare, con annessi spettatori al seguito. Allora, perché la Svizzera è l’unica nazione a bloccare il calcio ai massimi livelli? Eppure anche in Italia, Germania, Francia e Austria (solo per fare gli esempi a noi più vicini) si sono registrati numerosi contagi (e forse anche più di quelli segnalati nel nostro Paese). Nei luoghi a noi limitrofi la vita va avanti, mentre su suolo elvetico tutto è fermo. Perché?

I problemi derivanti dal momento – rimanendo letteralmente bloccate, le squadre di Raiffeisen Super League Brack.ch Challenge League si trovano costrette a svolgere una nuova preparazione invernale dopo quella del mese di gennaio. Il rinvio non è semplice e non è positivo per nessun attore protagonista: società, affiliati, tifosi e addetti ai lavori. La speranza di tutti è che la politica non inoltri ulteriormente il periodo di quarantena. A pagarne le conseguenze saremmo tutti noi, che amiamo la vita e il calcio in maniera particolare.

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